STORIA DI BORGO TICINO

STORIA DI BORGO TICINO

(tratto da Calendario del Comune di Borgo Ticino: anno 2005 e altra documentazione borgoticinese)
Numerosi ritrovamenti archeologici, risalenti alla Civiltà di Golasecca (VA) (al di là del Ticino) e databili tra il IX e il VII secolo a.C., sono stati rinvenuti prevalentemente nella zona pianeggiante tra Borgo Ticino e Castelletto, non lontano dalla Madonna delle Grazie e nella frazione Gagnago. Tali reperti hanno dimostrato che già nelle preistoria il nostro territorio era abitato. In epoca romana, un Castrum romano sorgeva nell’attuale frazione di Gagnago: l’esistenza del castrum (accampamento romano), dipendeva dal municipium di Plumbea (Pombia), ed è confermata dagli scavi ed attestato anche dalla toponomastica (via Campo Militare, Cascina dei Cesari, via Cascina Cesarina).
Borgo Nuovo di Ticino nasce intorno al 1190 come borgo franco, cioè libero da obblighi nei confronti del feudatario, probabilmente per il trasferimento della popolazione di Lupiate (altro probabile nome di Borgo Ticino), centro situato tra la Cicognola di Castelletto Ticino e la cascina Beati di Castelletto Ticino. Tra il Duecento e il Trecento il nuovo borgo (che ben presto viene chiamato semplicemente Borgo Ticino) diventa autonomo, pur rimanendo subordinato al comune di Novara, ed acquista una certa importanza: si sviluppa un mercato frequentato dagli artigiani novaresi appartenenti alle Corporazioni (Paratici) dei calzolai e dei ferrai. Lo sviluppo dall’artigianato è confermato anche dalla presenza di un monastero femminile delle Umiliate. E’ a questo periodo che risalgono le due croci in pietra che fino a pochi anni fa si trovavano ancora all’inizio e alla fine del paese: testimonianze della fede dei borgoticinesi, ma anche, presumibilmente, in uno scampato pericolo in occasione di una pestilenza o di una guerra. Una di queste croci si trova all’ingresso del Palazzo Municipale.
Le “Consegne dei beni ecclesiastici” del 1347 indicano la presenza a Borgo Ticino, parte del vicariato di Oleggio, di ben quattro chiese: S.Maria (la parrocchiale), S. Maria di Luciate (sul luogo dell’attuale Madonna delle Grazie), S. Michele (oggi scomparsa, anche se il toponimo persiste), S. Zeno o Zenone (di cui restano poche pietre). Nel 1312, nel corso delle lotte tra le famiglie novaresi dei Tornelli da una parte e i Brusati e i Cavallazzi dall’altra, viene distrutto il castello di Cagnago (chiamato, forse, così perché era la dimora della caccia: da cani). Esso fu successivamente ricostruito dai Visconti, dei quali rappresentò un punto di forza, grazie alla sua posizione dominante verso il Ticino e il lago Maggiore. Oggi rimangono solo poche tracce sui muri di alcune abitazioni.
Nel 1413 il territorio di Borgo Ticino viene dato in feudo a Lancellotto ed Ermes Visconti e nel 1447 passa ai Borromei, che lo terranno fino al XVIII secolo. Nel 1450, un censimento indetto dal Duca di Milano Francesco Sforza attesta la presenza di 125 focolari (=abitazioni), con una discreta produzione di carni e vino. E’ di questo periodo l’Oratorio di Maria Vergine Addolorata, un ampio edificio che poteva contenere più di trecento persone, e che forse proprio per questo fu successivamente trasformato in rifugio per gli appestati: di qui il nome Lazzaretto, che ancora oggi ne rimangono i ruderi nella frazione di Lazzaretto.
Sempre nel XV secolo è una delle più belle immagini sacre presenti in paese: La vergine in trono con il bambino (Madonna del Latte) situata in via Castellazzo.
Intorno alla metà del Cinquecento svolge la sua attività una delle figure più illustri della storia borgoticinese, il sacerdote Antonio Cerruti, nato nel 1506 circa, che pubblicò diverse raccolte di poesie in latino, di varia intonazione: satiriche, amorose, politiche, scherzose.
Risale all’inizio del Seicento la ricostruzione del Santuario della Madonna delle Grazie, che il vescovo Bascapè aveva giudicato bisognoso di ampi restauri. Nel corso del Seicento è stato costruito l’Oratorio di Sant’Anna alla Campagnola, così come quello della B.V. Annunziata a Cagnago; entrambi gli edifici peraltro sono stati ampiamente rimaneggiati nei secoli successivi. E’ datata 1681 la bellissima immagine votiva situata in via Santa Caterina che raffigura una Vergine con il bambino.
Nel 1718 un censimento svoltosi sotto la breve sovranità austriaca calcola la popolazione in 1159 abitanti. Nel corso del secolo la popolazione crebbe fino ad arrivare nel 1814 a 1535 abitanti. E’ in quel periodo che la Chiesa parrocchiale viene abbellita e arricchita. In coincidenza con il passaggio dei poteri dopo la caduta di Napoleone, anche a Borgo Ticino si verificano sommosse: il municipio viene assaltato e le carte dell’archivio comunale sono disperse e bruciate. Nel corso dell’Ottocento il paese tocca il suo momento di maggior splendore: la popolazione cresce fino ad arrivare ai 2701 abitanti del 1901; si sviluppano manifatture tessili (filatoi, tinteggiature di cotone e di fustagni); i commerci ricevono un notevole incremento dalla costruzione della ferrovia Novara-Arona, inaugurata il 14 giugno del 1855; Borgo Ticino diventa capoluogo di mandamento, sede di pretura, del tribunale di giudicatura e dell’ufficio delle Regie Gabelle.
Durante la seconda guerra mondiale, a Borgo Ticino ci fu un eccidio: il 13 agosto 1944 per rappresaglia le truppe nazifasciste uccisero selvaggiamente 12 giovani innocenti, poi saccheggiarono e incendiarono numerose case. Ai dodici martiri è dedicata la piazza principale del paese: una lapide a loro dedicata si trova sul muro di un vecchio edificio della piazza stessa, un altro monumento ai caduti che prima si trovava in piazza martiri, ora si trova, invece, davanti alle scuole elementari.

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